Questo progetto nasce dal limite fisico di non poter alimentare la vista con paesaggi e con tutte le sensazioni che il camminare e quindi il compiere un azione ti porta. I paesaggi rappresentati sono una costruzione, fisica, poiché il paesaggio è costruito artificialmente con ceramica, cenere e cemento, e i cieli sono fotografie quasi quotidiane del cielo rappresentato dal mio terrazzo durante il lockdown. Macerie visive di un paesaggio che si può costruire solo con la memoria. Questi spazi costruiti sono architetture destinate solo all’attraversamento dello sguardo e non fisico del corpo, pertanto proiezioni di un guardare interiore, Un divertissment tra il naturale e l’artificio, il sé e la rappresentazione di sé. In questo lavoro ho voluto giocare sulla costruzione di tanti paesaggi, simili ma mai uguali, attraverso collage di paesaggi, immagini di spazi e dettagli intimi dell’abitazione. Quelle che ne esce è un paesaggio interiore, indizi,spesso sfuocati, soggettivi, viziati inconsciamente da personali proiezioni, lasciando tracce di vaghi ricordi.










































